All'inizio delle prove di canto, Dario e Andrea si ritrovano per discutere sulle difficoltà tecniche, anche insieme ai veterani resistiti al passaggio; anche se verso metà anno soprattutto le esigenze legate alle diverse età porteranno alcuni di loro a lasciare il coro, sono consistenti i nuovi arrivi.
La volontà espressa da più parti di restringere i tempi delle prove musicali porta a discutere sui programmi: si concorda di ritagliare un momento che favorisca l'aggregazione, attraverso il gioco: a un coinvolgente e ritmico susseguirsi di prove di canto programmate per una densa ora, seguono giochi distensivi per una divertente mezz'ora. L'abbinamento risulta utile e produttivo. L'entusiasmo raduna tutti in un nuovo cammino. Entra nell'uso corrente il termine, più adeguato, di animatori, che indica ai ragazzi, come punti di riferimento, Andrea e Dario. Nei mesi seguenti il coro riprende vigore, grazie alla fatica di tutti, rinasce l'entusiasmo, nasce una nuova identità. I due animatori pensano di introdurre nelle due ore di tempo anche un breve momento di preghiera per concludere il ritrovo. Dopo un esperimento viene confermata la formula breve e semplice della rilettura del brano evangelico della liturgia cattolica domenicale (già letto e spiegato con perizia pedagogica da padre Viana, all'inizio del ritrovo), commentato e attualizzato (a turno settimanale) da Dario e Andrea, seguito da qualche intervento spontaneo e dal "Padre nostro", la preghiera del Signore (Mt 6, 9-13) che conclude il pomeriggio insieme in una catena fraterna formata dalle nostre mani.
L'anno volge al termine ma l'atmosfera è creata. Era già stato utile formulare anche una catena telefonica. Le ex-prove sono ora diventate riunioni, e qui vi trovano proporzionata collocazione, l'ex-direttore rientra nel compito dei due animatori, mentre ogni compito viene pian piano ripartito, l'ex-coro diventa gruppo.
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